La Forza della Fragilità

La Musica è ciò di cui mi nutro e ciò che mi da forza da sempre, ho fatto scelte importanti per seguire quello che prima di essere un lavoro è esigenza vitale, strumento di crescita personale e di interazione profonda col mondo.

Eppure…

Come musicista non mi sento adeguato, non mi sento all’altezza di potermi definire tale anche se è quello che ho voluto scrivere sulla mia carta di identità già dal 2014 quando stavo definitivamente smettendo di fare il mio lavoro precedente.

Come dice Albert Hera sentirsi inadeguati può anche essere una scusa per non andare oltre i propri limiti, credo ci sia anche questa componente perché nonostante tutti gli sforzi e investimenti continua da qualche parte a risuonare dentro una voce che vuole minare ciò che da anni costruisco con dedizione. Possiamo essere detonanti per la nostra vita tanto quanto possiamo boicottarla.

Questa quarantena mi ha tolto la possibilità di stare nel cerchio a fare musica con la gente ma mi ha dato la possibilità di tornare alle mie radici profonde come non era mai successo prima, mi sta insegnando a non scappare da ciò che sento profondamente, a stare con le emozioni del momento, anche quelle che potrebbero sembrare sgradevoli. Sto imparando che è nella presenza consapevole che possiamo vivere pienamente il presente e costruire basi solide per il futuro.

E allora cosa ci faccio con questo senso di inadeguatezza?

Ho deciso di trasformarlo in azione quotidiana, in studio intenso ed appassionato, ricerca di me stesso, del mio modo di essere, di creare musica e generare bellezza al di la della tecnica e dei cliché stilistici, in strategie per integrare quelle voci che vorrebbero portarmi giù, per accettarle come parte di me che sarà sempre presente ma non dandogli il potere di condizionare il mio sentire e il mio agire.

Sono grato alla vita per gli incontri che ho fatto e che continuo a fare e tra questi incontri straordinari ce ne sono due che in questi ultimi giorni in alcuni scambi di messaggi mi hanno ispirato questa riflessione.

Il primo è Enrico Parsi, essere umano sensibile e consapevole, scrittore, autore illuminato.

Ci siamo incontrati al Time in Jazz nel 2019, sono rimasto colpito dalla presentazione del suo libro “TANTO PER CAMBIARE” per i contenuti della presentazione ma soprattutto per il modo in cui si poneva e quindi sono andato a presentarmi ed a conoscerlo ed oggi è un caro amico.

In una conversazione qualche giorno fa, in un momento in cui mi sentivo particolarmente giù gli chiesi scusa per il tono della mia voce e lui mi scrisse per tutta risposta:

“Considero Debolezza negare la fragilità delle nostre esistenze”

Ho camminato per 10 km nel campo intorno casa lasciando che questa frase risuonasse liberamente tra testa, cuore, pancia.

La seconda persona è Paolo Fresu, artista dalla musicalità e perizia indiscutibili ma soprattutto persona sensibile, attenta, consapevole.

Qualche giorno fa mi ha scritto per dirmi che aveva apprezzato la mia versione di un brano contenuto in un suo disco e per ringraziarmi; gli ho risposto che questo suo messaggio aveva scosso (e anche molto) il mio perenne senso di inadeguatezza e che mi motivava a studiare ancora con più dedizione e amore. Paolo con la semplicità e profondità che lo contraddistingue mi ha scritto:

“Fossimo adeguati non saremmo qui a sognare il domani”

Gli ho detto che questa frase sarebbe diventata uno dei miei paradigmi e si è messo a ridere ma ero serio.

Credo che riconoscendo la nostra fragilità potremmo veramente essere più forti e che il nostro senso di inadeguatezza potrebbe diventare energia detonante per diventare più consapevoli, per evolverci ogni giorno e cambiare in meglio il mondo che viviamo.